Rapimento: Episodio ritenuto iniziale ( ma che può essere ricostruito anche in un secondo tempo) nel corso del quale il soggetto amoroso è <rapito> (catturato e ammaliato) dall’immagine dell’oggetto amato ( volgarmente colpo di fulmine; voce dotta: innamoramento)” (Roland Barthes, 1979, pag 163)

Secondo Roland Barthes, nel mito antico il rapitore era attivo, era egli stesso il soggetto amoroso che catturava e ammaliava la sua preda, la quale si presentava come Donna irremediabilmente passiva. Pensiamo all’ Ermione di Sofocle: la giovane donna era stata contesa tra Tindaro e Meneleao, il primo intendeva darla in sposa ad Oreste (figlio di Clitennestra e Agamennone), il secondo a Neottolemo, figlio di Achille. Così era stata rapita prima da Oreste, poi da Neottolemo che aveva ucciso il rivale e riconquistato Ermione. La protagonista si presentava quindi come “oggetto passivo di contesa tra due forze schiaccianti” e incapace di poter esprimere le sue intenzioni ( Rosati , 1989, pag 176-177).

Il caso di Medea è interessante. Infatti presenta come rapitrice non Giasone, ma la regina della Colchide che si innamora di lui e scappa dalla sua terra con il vello d’oro. In questo caso è la donna ad agire, per tutta la tragedia. Giasone è una figura passiva, che accetta prima di sposare Glauce e poi scopre l’uccisione dei figli da parte di Medea. Il rovesciamento riguarda, però, solo la dicotomia maschile-femminile, mentre le parti di soggetto amoroso ed oggetto amato restano invariate.

Nel mito moderno (quello dell’amore-passione), invece, il rapitore è immobile e gradualmente si trasforma da soggetto amoroso ad oggeto amato.

Ne “Il ritratto di Dorian Gray”, il protagonista si innamora di Sibilla Vane, un’attirce di teatro che lo colpisce per la sua interpretazione drammatica. Ma quando ritorna ad assistere ad un suo spettacolo, la ragazza è così pazza di lui che recita male la sua parte e Dorian prova per lei indignazione e disgusto, tanto da volerla abbandonare. Da soggetto amoroso Dorian Gray diventa oggetto amato, a tal punto che Sibilla giungerà a suicidarsi per lui.

Vi sono però anche dei casi paradossali, come quello del giovane Werther. L’innamoramento avviene quando il protagonista si reca a casa dell’amata per portarla al ballo e la vede affettare il pane per i suoi fratellini, restandone estasiato. Da eroe moderno, il suo sentimento per Carlotta è caratterizzato da un immobilismo, che si recepisce dalle lettere inviate all’amico Guglielmo, in cui scrive la sua posizione difficile tra il desiderio di avere Carlotta tutta per sé e l’incapacità di poterla sottrarre al suo fidanzato Alberto, di cui diviene amico.

Il suo struggersi si esprime anche nell’incapacità di adesione panica alla natura, che era stata invece possibile prima dell’arrivo di Alberto, quando Werther si abbandonava con trasporto a godere delle gioie cosmiche insieme a Carlotta. La giovane donna, però, nel momento in cui Werther le legge Ossian, è presa da un sentimento di <amore e collera>, ma sa che non può e non deve amarlo. Carlotta è la rappresentazione della fanciullla timorata per il destino di Werther, ma è presa da un sentimento contrastante tra la devozione per il marito e l’affezione per il protagonista. Anche lei è immobile. Eppure a farne le spese è Werther, che non può sopportare questa situazione è si uccide.

Quindi si può dire che Carlotta è una donna passiva, che non sa trovare una soluzione, come una donna amata dell’antichità, mentre Werther mettendo fine a queste sofferenze passa dall’immobilismo all’azione. Da eroe moderno, anche lui si configura quindi come eroe classico.

E, secondo voi, quali sono gli altri casi che confermano la regola?

Fonti

Barthes, R. (1979). Frammenti di un discorso amoroso. Torino: Giulio Einaudi Editore

Rosati (a cura di) (1989). Ovidio, Lettere di eroine. Milano: Rizzoli

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO