Quando si parla di partenze organizzate, mi viene sempre in mente Furio, il personaggio interpretato da Verdone in “Bianco, rosso e verdone” e mi chiedo quanti di noi soffrano almeno in parte della sindrome dell’avere tutto sotto controllo.

Personalmente non amo partire da sprovveduta, ma credo che sia bello anche lasciarsi trasportare dal caso. In sintesi, sono per la formula “viaggio parzialmente organizzato”. Il successo o il fallimento di una vacanza alla fine è sempre legato all’incognita fattore umano. Ci resteranno impresse la strepitosa mangiata di pesce in quel ristorante o la pessima cena in quell’altro, tuttavia i ricordi più duraturi saranno quelli relativi alle persone incontrate, o scontrate, strada facendo.
Ultimamente ho quasi l’impressione che i viaggi siano una tendenza, un must, una routine, qualcosa da fare almeno una volta all’anno e soprattutto quando giunge l’estate, se non si ha una vacanza, seppur brevissima, da raccontare ci sembra quasi di aver festeggiato il Natale senza panettone.

Ma come si comporta il turista nel 2013? Le agenzie di viaggio, almeno per quanto riguarda le trasferte nel continente, sono ormai superflue e superate. La clientela che ricorre a loro appartiene ad una fascia età sempre più alta e a meno che non si tratti di pacchetti viaggio per la luna di miele o per qualche occasione importante, si tende a costruirsi passo per passo la propria avventura. La stragrande maggioranza delle prenotazioni di voli, hotel e crociere avviene online e sempre on line cerchiamo informazioni e feedback per avere un’idea generale di ciò che troveremo una volta arrivati a destinazione

I viaggi fai da te portano inevitabilmente alla consultazione di Booking per la ricerca dell’alloggio con il miglior rapporto qualità/prezzo e di Tripadivisor per confrontare il parere degli altri viaggiatori. Il Web ha sicuramente cambiato il modo di viaggiare e apportato cambiamenti nel settore turistico e nella promozione di quest’ultimo.Groupon e Groupalia sono vetrine di offerte davvero appetibili (anche se un’attenta lettura delle condizioni rivela che si tratta spesso e volentieri di promozioni sibilline). Quanti di voi si sono presentati almeno una volta a cena con un foglio A4 stampato sapendo già il menu della cena? Qualche anno fa sarebbe forse stato impensabile, tuttavia, Groupon e Groupalia non sono niente di originale. Hanno solo sostituito il lavoro dello strillone che ferma i passanti, per cercare di convincerli con abile parlantina o con sconti e omaggi ad andare a cena in un ristorante piuttosto che in un altro nei paraggi. C’è da dire che su Groupon e Groupalia non “strillano” nel vero senso della parola, ma l’”arroganza” con cui intasano quotidianamente le nostre mail con spam di tutti i tipi, ricorda molta la faccia tosta degli attira clienti in carne ed ossa.

Gli ultimi anni sono anche quelli all’insegna della crisi e del risparmio e si sono diffusi due modi di per stare fuori casa low cost dei bed and breakfast: il couchsurfing e lo scambio di casa. Il primo è un modo di alloggiare che si fonda sull’ospitalità e anche sulla fiducia verso il prossimo. Una volta i pellegrini bussavano alle porte per chiedere asilo per una notte, oggi i viaggiatori si registrano su questo sito.
Il principio resta lo stesso, ma cambiano le modalità in cui viene messo in pratica. Si ricorre al couchsurfing prima di tutto per risparmiare, infatti non è previsto il pagamento di nessuna tariffa né per registrarsi al sito, né a colui che ci ospiterà, poi anche per motivi meno materialistici come vedere uno spaccato di vita locale (esperienza gratificante soprattutto quando  si oltrepassano i confini del proprio Paese o addirittura del proprio continente) , per migliorare le lingue e per conoscere persone nuove. Ok, non prendiamoci in giro, c’è anche chi offre ospitalità con precisi doppi fini, ma è facile capire le intenzioni del proprietario di casa soprattutto se offre come posto letto la metà del suo o accetta ospiti di un solo genere (tendenzialmente quello femminile)!

Lo scambio di casa è un po’ più complicato: tanto per cominciare per praticarlo bisogna avere una casa! Poi ci si deve organizzare per tempo affinché le nostre ferie coincidano con quelle degli abitanti della casa in cui vorremo trascorrerle o comunque che si arrivi a un compromesso per ricambiare il favore. Ovviamente più la vostra casa è situato in una zona piacevole, storica o di interesse turistico e più sarà facile scambiarla. In parole povere, se abitate in centro a Roma avete più possibilità di trovare qualcuno che voglia venire a casa vostra che se state nei pressi dell’aeroporto di Malpensa.

Una volta trovato l’alloggio, non resta che sistemare la parte logistica del viaggio. Le alternative al mezzo proprio e ai trasporti pubblici o privati sono due: autostop -ma solo dopo aver letto il manuale di guida intergalattico- o il più moderno car sharing. Blabla car è una piattaforma in cui gli utenti offrono e chiedono passaggi. La filosofia è simile a quella dell’autostop: non si vuole spendere un capitale e si tenta di ridurre l’inquinamento dell’ambiente, solo che con il car sharing si ha la sicurezza del passaggio, una minima idea della persona al volante e si dividono le spese di pedaggio e carburante, mentre con l’autostop si viaggia a scrocco ma con meno sicurezze. E per finire, anche i pasti diventano social: con Peoplecooks si ha la possibilità di mangiare fuori casa a prezzi contenuti (il prezzo massimo per un pasto è 6 euro) o di mettersi a tavola ogni giorno con turisti diversi. Ci sono infatti due categorie di persone: “cooker” e “people”. I primi cucinano, i secondi mangiano pagando pochissimo. Non è ben chiaro a quale delle due categorie spetti lavare i piatti, ma trovare un accordo non sarà cosi difficile!

E poi le vacanze 2.0 anche se si sono prolungate come durata reale, non finiscono una volta tornati a casa…. Ci sono le recensioni da scrivere, i giudizi da dare a hotel e ristoranti, le foto da pubblicare su Flickr, Instagram, Facebook, quasi una necessità per condividere le esperienze vissute e per prolungare in un certe senso il viaggio appena concluso.  Insomma se dovessi immaginare il viaggiatore 2.0, lo vedrei senza una Lonely planet nello zaino, ma con uno smartphone sempre in mano!

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