Cristian Siciliano, 29 anni, nasce in Puglia e vive a Pordenone. Condivide i suoi progetti su un blog personale intitolato Il Contrario Di Me.
Nelle sue opere ci sono graffi, mare, polvere e colore.
Ci racconta la sua attività fotografica e l’Italia che gira intorno.

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Il tuo blog s’intitola Il Contrario Di Me. Bene, chi è Cristian? Chi è il suo contrario?

Ho 29 anni e sono nato in Puglia, di preciso nel basso Salento ed in seguito emigrato in cerca di lavoro e di un futuro più roseo nel Nord-Est, destinazione Pordenone. Sono passato dal caldo al freddo, dal mare alla montagna, dal reggae al rock, dai Sud Sound System ai Tre Allegri Ragazzi Morti, dalla pasta fatta in casa alla polenta, realtà completamente diverse, un po’ come sono io. In me risiede il caos, l’anarchia, il bianco e il nero, il colore, la felicità, la rabbia e l’amore, e tutto questo lo riverso sui miei lavori. Il Contrario Di Me nasce da un’esigenza di far conoscere a qualcuno con la mia stessa passione gli attimi di tempo che fermo in uno scatto, a volte privati, ma che hanno bisogno di continuare a vivere.

Cosa ti spinge a scattare e sperimentare su pellicola?

Mi stimola la sua anima ribelle poiché il risultato non è sempre ciò che ti aspetti, è proprio questo che mi piace. Il mio trampolino di lancio è stato l’istituto d’arte, da lì è partita la vera passione per la fotografia analogica. Passavo ore ed ore in camera oscura a sperimentare con le varie cianfrusaglie a mia disposizione, e ne avevamo davvero tante…
In quegli anni lo Stato investiva il denaro pubblico nell’istruzione, ora nel finanziare i partiti e i loro piaceri.

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Tra i tuoi lavori spicca il progetto Costruisci, Consuma, Abbandona realizzato all’interno di fabbriche abbandonate. Cosa provi mentre passeggi in quei luoghi?

Provo rabbia ed ingiustizia nell’abbandonare vecchi edifici soprattutto quando hanno una grande storia alle spalle. Da queste grandi strutture si potrebbero ricavare luoghi di cultura e spazi utili alla collettività. Con le mie foto voglio solo ridare dignità a questi luoghi dimenticati da tutti.

Riflettendo sul tuo bagaglio fotografico vediamo da una parte le fabbriche abbandonate e dall’altra i colori che esplodono: esposizioni multiple sgargianti e un’Italia che sembra ancora sorridere. Raccontaci l’Italia che vivi e quella che in qualche maniera subisci.

L’Italia che viviamo è composta da cassa integrati, difficoltà ad arrivare a fine mese, giovani che abbandonano la propria terra, in altre parole è un paese in cui la Costituzione è stata stracciata. Tuttavia c’è ancora chi sorride e lotta in tutti i modi in difesa della propria libertà, perché noi non dobbiamo sopravvivere ma vivere. Dedico a loro le mie migliori foto.

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Immagina la tua mostra ideale. Dove vorresti che venissero esposte le tue opere?

In realtà ho già il nome e più o meno immagino la composizione. Amo i posti piccoli.

Il risultato impressionato su pellicola combacia sempre con la composizione ideata?

La composizione più o meno è quella ma il risultato non sarà mai esattamente come lo si è immaginato, parlo per esperienza personale. Alla bravura bisogna aggiungere un pizzico di fortuna, soprattutto quando si usano pellicole di dubbia provenienza, scadute da oltre dieci anni e trovate a pochi euro ad un mercatino dell’usato, una mia grande passione. C’è, inoltre, il rischio di ritirare il rullo dal laboratorio e ritrovarsi con niente tra le mani… Ma non demordo perché son certo che il prossimo rullo mi ridarà gioia.

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Fotografare, per te, è sinonimo di?

Espressione, attraverso la fotografia esprimo i miei sentimenti.

Per approfondimenti vai sulla sua pagina facebook o sul suo blog Il Contrario Di Me

 

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