Se sei d’accordo io inizierei nel più classico dei modi: grafico pubblicitario o fotografo? Chi è Nicola Stradiotto?

Nicola Stradiotto sono io, un appassionato d’arte: mi interesso di musica, cinema, fumetti, fotografia… mi sono diplomato in grafica pubblicitaria e fotografica negli anni ’90. All’epoca giravano pochi computers, per via dei costi altissimi per quanto riguarda i Mac. Ho studiato fotografia per cinque anni, in camera oscura con apparecchi analogici: è stato un periodo davvero interessante e divertente della mia vita!

Di recente hai pubblicato L’inverno Dentro, una fotozine in tiratura limitata. Ti va di parlarcene?

L’inverno Dentro è una raccolta fotografica, una serie di foto a colori datate tra il 2006 e il 2019. Era da un po’ che stavo selezionando una serie di scatti che avrei voluto pubblicare ma che, per motivi di tempo, non sono mai riuscito a portare a termine. Durante il primo lockdown mi sono preso il tempo necessario e sono riuscito nell’intento!

Era la tua prima esperienza nel mondo delle fanzine? Come mai la scelta di affidare i tuoi scatti ad una zine? Perché la scelta di stamparne un numero limitato di copie? Pensi ci saranno delle ristampe?

La mia prima fanzine risale al 2010 se non ricordo male, si chiamava Qui(e)t Zine ed era una raccolta fotografica di immagini in bianco e nero a tema libero. Erano implicati sei fotografi: sei personaggi, per lo più amici, con la passione per la fotografia, a cui chiesi di partecipare a questo progetto di street photography. Ognuno di essi doveva presentare sei foto, per un totale di 36 immagini: 6 artisti per 6 immagini era il format di questa zine. Ne uscirono tre numeri all’epoca: un centinaio di copie per tipo.

Ho pubblicato svariate fanzine nel corso degli anni, non solo di fotografia ma anche di illustrazione: le prossime che farò saranno raccolte di collage. Di solito stampo un numero limitato di copie per via del budget e anche perché, ad ogni eventuale ristampa, mi piace cambiare qualcosa nel contenuto, anche solo una piccola modifica, per far diventare ogni ristampa una serie differente!

Sono molto legato al mondo delle fanzine: ne ho parecchie a casa. Le colleziono dagli anni ’90, cioè da quando frequento i concerti e spesso mi ritrovavo tra le mani qualche fanza che parlava di musica.

Continuando a parlare della zine: di recente è stata distribuita anche in inghilterra da UHM! zines. Poche pagine, 36, fitte fitte di immagini. Come mai ti sei limitato a scrivere solo i tuoi indirizzi, nella tradizione classica delle photozines, e nessuna riga di contorno alle foto? Il bollino in copertina hai deciso tu di metterlo o è stata una conseguenza della censura?

Ho trovato per puro caso, navigando su Instagram, un ragazzo italiano che vive a Londra da alcuni anni: Stefano di UHM! Zines, anche lui con la passione per le fanzine illustrate e fotografiche. Gli proposi subito una collaborazione: stavo cercando di distribuire qualche copia della mia photozine all’estero e mi incappai in lui! Mi piacevano i suoi lavori e quindi gli proposi una coproduzione che andò a buon fine.

Non ho inserito alcuna descrizione all’interno della zine: di solito lo faccio ma stavolta ho messo solo i miei contatti. Speravo che qualcuno, nel caso avesse voluto “approfondire il tema”, mi scrivesse via social, proprio come è successo con te!

La copertina de L’inverno Dentro è molto d’impatto: il bollino l’ho messo solo per un fattore estetico e per una questione di eleganza. È una scelta estetica, non legata alla censura: infatti, se lo togli, trovi comunque la foto sottostante “censurata”.

Analogico o digitale? Come preferisci scattare le tue foto? Credi che un mezzo pregiudichi l’altro? E quali canali scegli poi per pubblicizzare i tuoi lavori?

Io ho vissuto il periodo di transizione dall’analogico al digitale e, sinceramente, trovo il digitale un mondo più democratico e aperto a tutti. L’analogico rimane sicuramente più artistico del digitale ma implica conoscenze tecniche di un certo livello, per non parlare dei costi. Le due cose possono convivere tranquillamente, a mio avviso. Io di solito scatto in digitale e faccio post-produzione con Photoshop.

Facebook e Instagram sono i due social che utilizzo più spesso per pubblicare foto o disegni: con l’avvento di questi network è più facile esporre virtualmente i propri lavori e avere un discreto pubblico anche se non si gode di fama alcuna!

Fotograficamente ti consideri un outsider o fai parte di qualche scena? Credi che in Italia si possa parlare di scena fotografica? Credi che sarebbe il caso di iniziare a parlarne?

Non faccio parte di alcuna scena anche perché non ne conosco nessuna, sinceramente! In Italia è davvero difficile vivere d’arte o anche solamente potersi esprimere in maniera dignitosa.

I giornali di settore danno poco spazio ad artisti emergenti e il web è l’unico posto dove si ha la possibilità di “mettersi in mostra”, come ti dicevo prima, anche grazie a persone appassionate come te e a siti come il Malpensante.

Oltre alla fotografia fai anche collage e illustrazioni. Ti va di parlarci anche di queste due avventure nel mondo della grafica? I collage in particolare: usi scatti tuoi o hai preferenza sulle fonti da dove attingere i ritagli?

In questi ultimi anni, ho ripreso a disegnare su carta oppure a dipingere su tela, sempre usando colori acrilici. Il primo libro che ho pubblicato è una raccolta di illustrazioni surrealiste in bianco e nero: è un lavoro di qualche anno fa, durato due inverni. In questo caso ho utilizzato la classica penna a sfera. Si intitola Lost Identity, edito da Aletheia e lo puoi trovare su Amazon, La Feltrinelli o Mondadori Store, giusto per citare qualche nome.

Poi mi sono dato ai fumetti e, grazie a Bolo Paper di Milano, nel 2019 ho pubblicato Tropical Zombie, un fumetto horror, splatter e nonsense, per gli amanti del genere! Devo dire che mi sono divertito molto a farlo!!

I collage li compongo “alla vecchia maniera”: foto di giornali vecchi di decenni, forbice e colla. Il tutto in pieno stile old school! Penso che si debba vedere il taglio irregolare, la tridimensionalità degli strati sovrapposti tra loro che poi creano uno spessore quando li scansioni. A me piace di più così.

Per quanto riguarda le illustrazioni invece sei stato definito “surrealista”. Credi che questa definizione si limiti ai fumetti o, in qualche modo, è uno stile che trasmetti anche nella tua fotografia?

Il surrealismo, il dada e il movimento Fluxus mi hanno ispirato da sempre, sono alcune tra le correnti artistiche in cui mi identifico maggiormente e che hanno influenzato in parte, anche il mio modo di interpretare la fotografia.

La situazione Covid dell’ultimo anno ci ha obbligato a passare molto tempo fermi, senza possibilità di spostarci. Credi che queste chiusure abbiano in qualche modo avuto una ricaduta sulla tua produzione?

Al contrario, mi ha dato più tempo per pianificare al meglio le mie prossime uscite, cosa che altrimenti avrei rimandato per impegni di lavoro, probabilmente. Ho parecchi lavori fermi da anni e alcuni sono ormai pronti ad uscire allo scoperto!

Cosa hai in programma nei prossimi mesi? Stai già lavorando a qualcosa? Come possiamo rintracciarti?

Sto lavorando alla mia prossima photozine: si intitolerà Lo-Fi Pizza e uscirà per Strange City Press di Londra. Sarà un’altra raccolta di sole foto in bianco e nero, in pieno stile Hamburgher Eyes: la sto terminando giusto in questi giorni. Per quest’inverno invece, ho in mente di stampare la fanzine con i collage di cui ti accennavo prima.

Ti lascio l’indirizzo del mio sito, oppure mi trovate su Facebook e su Instagram. Se vi va, potete iscrivervi al mio canale Youtube.

Ultima domanda, momento free: c’è qualcosa che vorresti dire? Qualcosa su cui sfogarti?

Prima di tutto, ti ringrazio per lo spazio che mi concedi: è un onore per me rispondere alle tue domande. Di solito mi sfogo in modo creativo, grazie al disegno, alla pittura e alla fotografia, per cui L’inverno Dentro è già una sorta di sfogo artistico, per quanto mi riguarda. Ti terrò aggiornato sulle mie prossime zine!

Un abbraccio forte e buona vita.

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