In Italia, tanti sono i giovani e meno giovani che ogni giorno si cimentano con la musica, mettendo su gruppetti musicali, strimpellando i classici del rock, le famose Hit. Dagli anni ’70 ad oggi, vengono suonate e riarrangiate pietre miliari della musica internazionale. Unica nota dolente? Tutti classici “Made in Usa/Uk”, come se il “Bel Paese”, l’Italia appunto, non avesse nulla da offrire. Cosa abbiamo da invidiare, ai vari Led Zeppelin, Pink Floyd, passando dai Deep Purple ai Cure, Sex Pistols fino ad arrivare agli intramontabili sound di Nirvana e Soundgarden? Forse la fama riscossa, il talento (indiscutibile) o semplicemente…niente. Facendo un passo indietro nel tempo, partendo proprio dagli anni ’70, mentre il mondo conosceva la chitarra aggressiva, suonata divinamente da Jimmy Page, in “Black Dog” (Led Zeppelin) o il viaggio infinito affrontato da Gilmour e soci, in “Shine You Crazy Diamond” (Pink Floyd), l’Italia underground, quella più rock, rivoluzionaria, impegnata socialmente, apprezzava il sound irrequieto degli Area (vd. “La Mela Di Odessa”), le melodie eclettiche della PFM (vd. “La Carrozza di Hans”) e i ritmi travolgenti del Banco del Mutuo Soccorso (vd. “R.I.P.”).

Gruppi che hanno fatto la storia del rock progressivo in Italia. Veri e propri scienziati pazzi al servizio della musica. Per non citare cantautori come De Gregori, Guccini, De Andrè e Battisti, che hanno contribuito alla crescita artistica della musica “made in Italy”. Finita l’era dei “pantaloni a zampa”, tipici degli anni ’70, si passa alla decade successiva, gli anni ’80. Sonorità apparentemente allegre, ma dall’animo rabbioso, chitarre meno distorte, beat martellanti sparati a palla. Questi erano gli ingredienti utilizzati dalle band di quel periodo. Forse, in un primo momento, si fa fatica ad associare dei nomi a questo contesto, ma basta ascoltare brani come “There Is A Light That Never Goes Out” o “Close to me”, rispettivamente di Smiths e Cure, per farsi una idea sulle generalità della musica anni ’80. In Italia si respirava la stessa aria musicale, forse più aggressiva, piu dura, più punk. Alcuni dei protagonisti indiscussi del periodo (quelli più conosciuti); i Diaframma di Federico Fiumani, i CCCP di Giovanni Lindo Ferretti e i Litfiba di Piero Pelù. Gruppi che vengono ricordati, non solo per la musica prodotta, ma anche per le loro esibizioni live, scatenate e coivolgenti.

Velocemente andarono via gli anni ’80, sostituiti dalla “Generation X” degli anni ’90. Mentre da Seattle, capitale del Grunge (il genere simbolo di quegli anni), prendevano forma band come Nirvana, Pearl Jam, Alice In Chains, Soundgarden, pionieri del malcontento giovanile, che spopolarono in tutto il mondo, in Italia, si affacciavano sulla scena rock una moltitudine di realtà: i Marlene Kuntz di Cristiano Godano, gli Afterhours di Manuel Agnelli, i Subsonica di Boosta e Samuel e i Negrita di Pau e soci. La rabbia musicale e la voglia di “spaccare” erano e tutt’ora restano, le fondamenta di questi gruppi, che ,sin dagli esordi, ci hanno regalato brani di indiscussa notorietà, come “Sonica” e “Nuotando nell’aria” per i Marlene; “Dentro Marilyn” e “Male Di Miele” per gli Afterhours; “Tutti I Miei Sbagli” e “Liberi Tutti” per i Subsonica; “Cambio” e “Sex” per i Negrita.

Naturalmente, questi sono solo alcuni dei gruppi, quelli che a mio “modestissimo” parere hanno lasciato un segno e che hanno contribuito alla nascita e alla fortificazione del rock “made in Italy”.

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