Tutto nacque da Urano, dio del cielo, e da Gea, dea della terra, quando ogni sera i due avvinghiandosi in danze amorose procreavano figli a destra e manca. Per colpa di un oracolo Urano fu costretto a nascondere i suoi figli, futuri detronizzatori, in grotte e caverne impedendo loro di vedere la luce del sole. Gea, addolorata da tale comportamento, decise di parlarne con i figli e il più piccolo, Crono, finì per prendere in mano la situazione. Questo fece:in poche parole uscì dal nascondiglio e, piccolo quindi abile, evirò il padre con una falce donatagli dalla madre e dal sangue caduto nacquero le Erinni, i Giganti e le Ninfe, da qui in poi tutta la stirpe umana. Nacque persino la dea dell’amore, Venere (o Afrodite) durante lo schianto in acqua del membro reciso di Urano. (Vedi Botticelli, Nascita di Venere, 1482-1485, Uffizi).
La storia ora vede il nostro protagonista come il nuovo signore del cielo. Sposa Rea, sua sorella e divinità della terra come la madre Gea, dalla loro unione nascerà la prima generazione degli dei dell’Olimpo: Estia, Demetra, Ade, Era, Poseidone e il piccolo Zeus.
Le generazioni e la storia si ripetono e a Crono verrà predetto lo stesso oracolo del padre:
sarebbe stato detronizzato da uno dei figli. Soluzione veloce ed efficace fu presa all’istante: ingoiare quindi divorare al più presto la prole. Rea però, astuta, prima di partorire Zeus aveva
chiesto consiglio ai genitori per salvare l’ultimo figlio (Urano, castrato, era comunque vivo). Sotto suggerimento avvolse una pietra con delle fasce e la diede a Crono che subito la divorò, salvando Zeus.
Passarono gli anni e (andando avanti veloce) Zeus riuscì a far risputare tutti i fratelli che il padre aveva trangugiato e insieme a loro gli mosse una guerra che durò dieci anni. Crono e i suoi fratelli Titani, sconfitti, furono incatenati nel Tartaro (“un luogo inteso come la realtà più tenebrosa e sotterranea”) e Zeus prese il posto del padre. Dopo una sofferenza durata tre generazioni sarà proprio Zeus a metter fine a questa “tradizione”, allontanerà il padre invece di ucciderlo o ferirlo.RubensCrono trascorse un lunghissimo periodo di isolamento e dolore, al termine del quale si riconciliò col figlio e quindi, ormai in pensione, pose la sua sede nell’isola dei Beati. Qui si
trasformò in re buono dedito alla prosperità del suo regno e si dedicò all’agricoltura. Il suo governo viene ricordato come savio ed equilibrato.
Secondo la tradizione latina Crono, ergo Saturno, dopo essere stato cacciato da Zeus trovò asilo presso il re Giano (Janus Pater, padre di tutti gli uomini, bifronte e quindi in grado di
guardare con un volto al passato e con l’altro al futuro) e qui diede leggi, regole, giustizia e pace alle genti. La sua dimora era in Campidoglio, dove i romani gli avevano eretto una statua impastoiata con delle catene, che ricordasse la lotta con Zeus, ma
anche l’attaccamento dei romani stessi al regno pacifico di Saturno, alla loro famosa età dell’oro.
Dal suo nome l’Italia venne chiamata Saturnia Tellus, abitata dalla Saturnia Gens. Si festeggiavano i Saturnali (dal 17 al 24 Dicembre) durante i quali persino gli schiavi venivano lasciati liberi, veniva eletto un re carnevalesco, ci si scambiavano doni e i ruoli sociali venivano invertiti.
Quella stessa statua di Saturno quei giorni veniva sciolta dalle catene a simboleggiare il ritorno, sia pur breve, di quell’epoca mitica che ormai fu. E’ giusto sottolineare come il passaggio dalla cultura greca a quella romana abbia rovesciato totalmente la figura del dio
del tempo, dei cieli e della terra, Chronos, al Saturno latino, dio dell’agricoltura e prosperità.
Iconograficamente, sebbene la sua storia si può dividere in tre grandi tomi, la figura di Saturno è ricordata per il mangiabambini. Ben vengano allora queste due versioni: quella di Peter Paul Rubens (sopra, in dettaglio) e, soprattutto, quella bella carnazza viva e cruda di Goya.(1821, Museo del Prado, Madrid)Goya Saturno che divora i suoi figli

In copertina Jacopo del Sellaio con l’Allegoria del Tempo, ultima parte di un trittico custodito nel piccolo e intenso Museo Bandini a Fiesole. Consigliatissimo.

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