Oggi ripartiamo da qui, dai numeri e dai metodi. Sì, perché quando si parla di informare ed informarsi c’entra molto la tecnica: la chiarezza diventa fondamentale per comprendere appieno un problema e farsi un’idea. Tra tutte le statistiche che ci passano davanti, quella sulla disoccupazione ci sta particolarmente a cuore. Ma come si calcola? Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero di coloro che cercano lavoro e il totale della forza lavoro. Attenzione però:

  1. La forza lavoro non è il totale della popolazione, ma è data dalla somma degli occupati e delle persone in cerca di lavoro.
  2.  Il tasso di occupazione è il rapporto tra il numero degli occupati e il totale della popolazione.

Quindi quanti disoccupati ci sono in Italia? Molti di più di quelli che crediamo. I dati infatti sono falsati da una componente molto importante: coloro che non cercano lavoro, che non vengono considerati nel calcolo, che tiene infatti conto solo di coloro che cercano attivamente lavoro. Il dato è ulteriormente alterato: non rientrano infatti tra i disoccupati coloro impegnati in una qualche attività (lavori a tempo parziale, stage e tirocini e attività assimilabili). Esistono poi coloro che sfuggono a ogni statistica: i cosiddetti neet, che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessuna attività. In definitiva si tratta di un calcolo complesso, che non tiene in considerazione la qualità dell’impiego, ma traccia solo un profilo numerico e impreciso: essere occupati non è sufficiente, bisogna capire come, quanto e con quale retribuzione.

Ripensando al dato in questi termini il problema dell’occupazione diventa molto più complesso e preoccupante. Ecco perché avere gli strumenti per leggere la realtà diventa un metodo fondamentale per difendersi da slogan politici e dalla cattiva amministrazione.

In futuro ci piacerebbe poter parlare di lavoro, quello vero, perché la retorica non offre dignità alle persone.

Buon primo maggio a tutti.

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