Le aspettative per questo album, inutile dirlo, erano alle stelle.
Quarto lavoro dei Daft Punk pubblicato dalla Columbia Records a partire dal 17 maggio 2013.
Il duo francese nella sua storia ci ha regalato autentici colpi di genio mettendo nel frullatore le sonorità fresche della dance, condite con un bel groove anni ’70 -’80 e quel tocco visionario, che è tutto loro, 
da cui ha preso spunto tutta l’elettronica degna di nota degli ultimi vent’anni.

Detto ciò, che aria tira in Random Access Memories?
 Un’aria diversa, per certi versi: 
pare che Manuel e Thomas, ormai quasi alla soglia dei Quaranta, dopo aver passato la serata “infuocando il dancefloor”, 
abbiano deciso di farsi un “after” tranquillo, sfilandosi i caschi, mettendosi in poltrona con un po’ di amici, 
chiacchierando di buona musica.

Ecco. Il disco a me pare una perfetta soundtrack di una simile situazione, 
un “mood” spiazzante da chi le soundtrack te le fornisce di action cartoon ambientati nello spazio.
C’è da dire però che i compagni di salotto, se sono così musicalmente spessi, ti fanno esaltare anche nella situazione più rilassata (e per capire di che spessore si parla vi rimando a Google per il nostro Giorgio Moroder, co-protagonista in “Giorgio By Moroder”). E da questo punto di vista ne è uscito un disco fine, dalle sonorità ricercate e tecnicamente squisito, un disco colto, più del solito.

Un sorriso nelle tracce con Pharrel Williams, “Lose Yourself to Dance” e “Get Lucky”, (tocco mainstream azzeccato) e un sussulto nella traccia finale “Contact”: lì il casco lo avevano.

Insomma, forse da Random Access Memories volevamo il dancefloor e abbiamo avuto un salotto,
ma è un salotto orbitante nello spazio e io mi metto in poltrona,
perché ci sono i Daft Punk.

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