Dopo il 26 ottobre la Repubblica Ceca ha dei vincitori ma paradossalmente anche i vinti, socialdemocratici (ČSSD). Anche se il partito ha ottenuto la maggioranza dei voti, con il 20, 45%, é il peggiore risultato negli ultimi vent´anni che probabilmente costerá al leader Bohuslav Sobotka il posto al vertice della ČSSD.
I vincitori delle elezioni in verità sono due. Andrej Babiš e i comunisti. Il “barone“ mediatico, soprannominato il “Berlusconi ceco“, si é piazzato infatti al secondo posto con il 18,65%. Il suo partito, ANO 2011 (Azione dei cittadini scontenti), ha praticamente catturato tutti gli “indignados“ che si sentivano traditi dai principali partiti di destra dopo che erano venute alla luce alcune imputazioni per corruzione, come lo scandalo recente dell´ex-premier Petr Nečas. Come in un romanzo giallo, la sua amante, tra le altre cose anche suo capo di gabinetto, ha incaricato i servizi segreti militari di spiare la moglie di Nečas, da cui stava divorziando. 

Storie simili, come nelle fiction televisive, fanno sorridere. Un po´ meno in effetti se si tratta del governo del proprio paese. Sembra tuttavia che la distribuzione dei bomboloni per strada prima delle elezioni e il marketing elettorale dell´ANO abbiano messo in ombra alcune controversie relative al miliardario Babiš. Ossia l´accusa nei confronti dell´imprenditore di collaborazione con la polizia segreta statale (Stb) ai tempi del comunismo e l´origine incerta delle sue proprietá. Non é neppure sbagliato riflettere sul conflitto di interessi. Da quando Babiš é diventato il proprietario della MAFRA, la più grande casa editrice ceca, gli opinionisti temono per il futuro della libertá di stampa. La discussione é diventata ancora piú incisiva il giorno prima delle elezioni, quando qualcuno ha cercato di eliminare dal mercato l´ultimo numero della rivista Reflex, in cui si indagava sull´origine dell´Agrofert. L´azienda che appartiene, appunto, a Babiš.

Al terzo posto vi é il comeback del partito comunista (KSČM) con quasi 15 % dei voti. Il presidente del partito, Vojtěch Filip, ha ribadito a gran voce che il partito comunista “…é l´unico partito che é riuscito ad aumentare significativamente il numero degli elettori“. Quí si trova un altro esempio della frustrazione degli elettori. A poco più di vent´anni dalla caduta del regime, sono state dimenticate troppo facilmente le atrocitá commesse. “Allora almeno c´era il lavoro” sembra essere la risposta nei sondaggi preelettorali.

Un successo inaspettato ha ottenuto, dal canto suo, anche Tomio Okamura, imprenditore ceco-giapponese, che é entrato in parlamento con il 7% dei voti. Il suo nuovo partito centrista Úsvit (l´Alba) promette di battersi per la democrazia diretta e ha l´obiettivo, forse sorprendente vista la provenienza di Okamura, di irrigidire la politica sull´immigrazione.

Gli scenari futuri sono ancora da definire. La ČSSD in coalizione con i comunisti non ha la maggioranza necessaria in Parlamento (insieme avranno solo 83 seggi su 200). Questa settimana si aprono le trattative con altri partiti e l´ANO di Babiš avrá un ruolo decisivo. Si sta prospettando, addirittura, una sua eventuale nomina a ministro delle finanze. Adesso possiamo solo cercare di indovinare chi sará il futuro premier. Forse Bohuslav Sobotka, se non rassegna le dimissioni. Forse Babiš, capace di coniugare potere mediatico e populismo. O forse si tornerá presto alle urne.


La recente opera di David Cerný, artista noto per la sua arte provocatrice. La scultura apparve sul fiume Moldava (Vltava) pochi giorni prima delle elezioni.

 

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