Il potere può avere molti volti, anche quello di una vecchia disabile che gira il mondo su una sedia a rotelle seguendo la primavera.
Il potere può essere affabile, gentile, comprensivo, invitante.
Può giocare a farti credere di poter diventare come lui, di poter addirittura superarlo.
Può invitarti a farlo anche se non avresti i mezzi per provarci, fornirti lui stesso le possibilità, magari sotto forma di un milione da giocarti e che mai vedresti nella vita.
Ha bisogno di te, se no su chi domina, su chi ribadisce la propria forza?
Sarebbe come essere l’imperatore di un’isola deserta, se nessuno gioca è un po’ noioso e perché ci sia qualcuno che lo faccia il potere deve saper ammiccare con la sua espressione più invitante.
E poi, per essere cattivi, è sempre più divertente svuotare un povero che un ricco, chissà perché ma a certi livelli il mondo funziona ancora più al contrario.
Il povero può convincersi a odiarlo, finisce che ha la credibilità di un passero che becca la roccia.
I poveri sono sensibili, ci rimangono male.
Ma cosa succede quando davvero stai per riuscire a ribaltare i ruoli, almeno per una volta?
Ricorda sempre una regola: se messo alle strette il potere, per mantenere il potere può sempre usare il potere, senza bisogno della forza, semplicemente ha i mezzi per sfibrarti.
Non dimenticare mai che alla fine del gioco devi sempre aver bisogno di lui per la prossima volta.
Perché sei il suddito.
Credi davvero di poter invertire i ruoli?
La storia non ti ha insegnato niente.
Puoi sperare che muoia, senza darlo a vedere, ma occhio perché certe fibre sono veramente dure a rompersi.
E poi se muore finisce l’illusione.
Il fuoco è affascinante e invitante.
Scalda, ma se ti avvicini troppo brucia, se ci cadi dentro ti ustiona.

Potere

Nella meravigliosa fotografia di una Roma poverissima, fra baracche e miseria, dove si sogna, si discute, si vocia e alla fine tutto rimane com’è, dove tutti sono massa e ognuno allegoria, dove si vendono carta e cartoni e si sogna ferro, dove si sopravvive, nonostante tutto, perché non si può fare altrimenti e la speranza rimane l’unica amica possibile, uno stupendo e decadente Alberto Sordi, un’indurita e glaciale Silvana Mangano – vincitori del David di Donatello del 1973 come miglior attore e attrice protagonista – una grande vecchia che si chiama Bette Davis, danno vita a una storia evocativa e metaforica, dove ognuno può ricavarci la lezione che preferisce.
Poi c’è Antonella Di Maggio, che fa Cleopatra, una dei tanti figli della coppia. Cerco informazioni su di lei e non trovo niente, né una fotografia, né una biografia. Pare abbia fatto solo questo film. Per la freddezza con cui rappresenta una parte della vita dura e vera meriterebbe di diventare un’icona da poster, come per il bambino di Chaplin.

Cleopatra
Lo scopone scientifico, 1972, regia di Luigi Comencini, fotografia di Giuseppe Ruzzolini, in inglese tradotto come The Scientific Cardplayer, per una volta abbiamo vinto noi.
Vai a spiegare lo scopone scientifico. Sbagli una mossa, una mano, una considerazione, un ricordo e paghi a oltranza.
Un gioco perverso, da bambino mi ci indebitai fino al midollo.

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