Toros “, “ castellano”, poca filosofia e tanti figli: la Spagna di Rajoy ha sancito le sue priorità. Sulla scia della Francia anche gli iberici ribadiscono il valore culturale della “corrida de toros”, promossa patrimonio immateriale dell’umanità nel novembre scorso.

Anche Ortega y Gasset sosteneva che non si potesse comprendere a fondo la storia spagnola a prescindere dall’arena e dal suo necrofilo spettacolo. La letteratura e la storia dell’arte spagnole dimostrano che in effetti è così. Da Goya a Picasso, da Rafael Alberti a Garcia Lorca, “los toros” sono sempre stati al centro della cultura iberica. Oggi tuttavia il paese è diviso. Molti associano la corrida al tradizionalismo bigotto, altri sostengono di non poter rinunciare all’arte della tauromachia. Una tradizione secolare che inscena la tragedia della vita e della morte.

Rajoy ha scelto: soldi, sovvenzioni e provvedimenti politici per salvare la “fiesta nacional”. Con lui ci sono esponenti della cultura del calibro di Mario Vargas Llosa, Fernando Botero e Fernando Savater. Contro c’è tutta l’opposizione, capeggiata dal PSOE che parla di “ley innecesaria”, legge non necessaria.

Ma la questione cha ha fatto più discutere non è quella “animale”, bensì quella umana. La “reforma educativa” prevede la diminuzione delle ore di filosofia e di storia dell’arte e l’obbligo dell’ora di religione o della cosiddetta “alternativa” nelle scuole secondarie di secondo grado. Per rincarare la dose il primo ministro torna su una questione che ha sempre infuocato la Spagna, quella del castellano.

Il provvedimento, approvato nel novembre 2013 e noto come “Ley Wert”, prevede l’obbligo di insegnare il castellano in tutta la penisola, simbolo di unità e coesione nazionale, a detta del Partito Popolare. Ma “Paìs Vasco” e “Cataluña” non ci stanno, non sono disposti a perdere la propria identità linguistica.

Educazione. A gridare allo scandalo sono in molti, opposizione in primis e questa riforma appare quanto meno “poco attuale”. La perdita di educazione civica ( Educación para la ciudadanìa ) a favore dell’obbligo dell’ora di religione scalda gli animi. Prima si caldeggiava un’educazione allo Stato, adesso l’inversione di rotta del governo ripropone l’educazione religiosa, con buona pace dell’opposizione. Almeno si insegnasse la storia delle religioni, la cui importanza culturale è indiscussa. Invece no, si torna alla canonica “ora di religione cattolica” con tutti gli inevitabili problemi e strascichi che una scelta del genere non può non creare in un mondo multiculturale come il nostro. Teoricamente esiste la possibilità di scegliere opzionalmente l’insegnamento delle religioni islamica, evangelista ed ebraica, ma nella realtà dei fatti questo avviene in una percentuale talmente esigua da risultare del tutto irrilevante. Se il PSOE considera questa riforma di stampo franchista e oscurantista, i popolari dal canto loro credono sia un ottimo “investimento” per l’unità non solo politica, ma anche culturale della nazione: un paese, una lingua, una confessione religiosa.

Aborto. Insomma tutto si può dire sul governo Rajoy, ma non che non sia un governo riformista. Proprio quando nessuno se lo sarebbe aspettato eccolo a varare un nuovo ddl, quello sull’aborto di qualche settimana fa. In tanti lo hanno chiamato regalo di natale. La “ley Ruiz-Gallardón” si presenta come antitesi della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza approvata nel 2009 dal governo Zapatero ed è persino più restrittiva della prima legge sull’aborto della Spagna della “movida” del 1985.

Prima potevano abortire tutte, minorenni incluse, per qualsiasi motivo valido. Oggi l’aborto è previsto in caso di stupro, malformazioni del nascituro o gravi problemi psichiatrici della potenziale madre. Per le minorenni c’è l’obbligo di avvisare i genitori e rivolgersi con loro ai due medici, prima era uno, che valuteranno il da farsi. In poche parole abortire da oggi sarà molto complicato. Per non parlare dei problemi che potrebbero venire a crearsi in seguito alla nuova ed ennesima riforma del governo, quella sanitaria.

Non disperate care spagnole, il vostro paese è costellato di voli low cost per le maggiori città europee, dove potrete trovare rifugio in buoni ospedali che ancora si cimentano nella desueta pratica dell’aborto.

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