La Basilicata ha un nuovo presidente. Ha stravinto Pittella. Non Gianni, candidato alla segreteria PD, ma il fratello Marcello. Le elezioni, anticipate di due anni per via dello scandalo denominato “Rimborsopoli”, che a fine aprile aveva coinvolto praticamente quasi tutti i consiglieri regionali, da destra a sinistra, compreso il presidente uscente Vito De Filippo (PD), hanno riconfermato i democratici. Due le grandi novità, due “prime volte”. Il PD ha tenuto delle primarie aperte per scegliere il suo candidato presidente e il M5S si è presentato alle elezioni regionali con una propria lista.

I risultati. Se il centrosinistra temeva una perdita consistente di voti dati gli scandali che avevano colpito la sua giunta, il M5S sperava di canalizzare la protesta fisiologica, mentre il centrodestra sperava di proporsi come alternativa per la prima volta in Basilicata.

Non si può dire dunque che vi siano grossi stravolgimenti rispetto al passato. Ciò ha dimostrato ancora una volta, come tra l’altro sottolinea anche il Centro Italiano Studi Elettorali (link), che la Basilicata risulti la regione “meno contendibile ed elettoralmente competitiva d’Italia”. E le campagne elettorali si sono servite degli slogan nazionali del momento: “rinnovamento” quello del PDtutti a casa” quello del M5S , “rompere con il passato” quello del PDL (In Basilicata per ora si chiama ancora così).

Servendoci ancora dell’accurata analisi del Centro Italiano Studi Elettorali, si nota subito una crescita notevole dell’astensione. Rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2010 il partito del non voto è cresciuto del 14% arrivando ad essere il “partito” maggioritario raggiungendo il 53%. La regione è stata riconsegnata al centrosinistra che, pur perdendo più di 50.000 voti in termini assoluti, raggiunge una solidissima percentuale del 59.9%. Il centrodestra dal canto suo si ferma al 19,4% dimezzando in termini di numero di voti il consenso ottenuto alle scorse elezioni.

La sorpresa più grande è rappresentata tuttavia dal flop del Movimento 5 Stelle che porta a casa solo 2 consiglieri su 20 e si attesta su una percentuale del 13,2%. Un risultato ben lontano da quello su base regionale nelle elezioni politiche di febbraio, quando il movimento raggiunse in Basilicata il 24,3% alla Camera e il 22,9% al Senato. Conti alla mano, in base all’analisi del CISE, risulta che i voti persi dal centrodestra e dal centrosinistra non siano stati catturati dal M5S, ma piuttosto siano confluiti nei grandi numeri del non voto. Sono infatti circa 85.000 i lucani che questa volta hanno deciso di restare a casa.

tabella-fonteLa nuova maggioranza. Il clima che ha accompagnato questa tornata elettorale di malcontento e sfiducia era facilmente comprensibile tuttavia nulla o quasi risulta cambiato. Disatteso è infatti anche il promesso rinnovamento annunciato dal PD. Tra gli eletti nelle file PD ritroviamo l’attuale sindaco di Potenza Vito Santarsiero e l’attuale presidente della provincia Piero Lacorazza, i quali cederanno il posto ai loro rispettivi vice al comune e alla provincia di Potenza fino alle nuove elezioni previste nella prossima primavera.

L’indagine denominata “Rimborsopoli”, condotta dai pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati-Bassi, che assieme al procuratore aggiunto Andrea Beconi lavorano all’inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari, ha coinvolto 40 persone di cui 37 politici. Le accuse sono di peculato e riguardano rimborsi spropositati ottenuti dai consiglieri regionali rispetto alle reali somme spese. Fatture gonfiate e rimborsi per attività mai avvenute. Le accuse dei magistrati Potentino non sembrano tuttavia aver scalfito la fiducia degli elettori lucani nella propria classe politica. Il nuovo presidente di Regione Marcello Pittella è infatti l’ex assessore alle attività produttive della vecchia giunta, anch’egli indagato per l’inchiesta “Rimborsopoli”. Sempre nel centrosinistra è stato eletto anche Nicola Benedetto, altro indagato sempre per la stessa l’inchiesta e Vincenzo Robortella, “figlio d’arte” perché subentrato al padre Pasquale Robortella, a sua volta tra gli indagati e membro della vecchia giunta.

Nota finale è la scomparsa delle quote rosa. Il nuovo consiglio regionale si presenta tutto al maschile, nessuna donna è stata eletta. Insomma sembrerebbe che gli elettori lucani ai dubbi sull’eventualità di reati commessi dalla loro classe dirigente abbiano risposto con una delle loro espressioni più rappresentative : “Ma Si!”.

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