“Il problema non deriva dal fatto che ‘non c’è abbastanza lavoro’ per occupare tutti.
Il problema deriva dal fatto che la società non sa e non vuole ripartire tra tutti la quantità di lavoro decrescente di cui ha bisogno, permettendo a tutti di lavorare meno, meglio, in modo diverso, aprendo al tempo stesso lo spazio pubblico ad attività il cui scopo non è la remunerazione”
(André Gorz)

“Pensionati del pensiero siamo diventati, la cui aspirazione più o meno inconscia è quella di poter passare da un facile intrattenimento all’altro, sdegnando l’idea di impegnarci in qualcosa – di dover alzare il culo dal divano, metaforico o no, su cui passiamo i nostri giorni (…). Un popolo di spugne imbevute di desideri derivati, impiantate nelle menti nostre e dei nostri ragazzi dalla pubblicità delle maledette multinazionali
(Edoardo Nesi)

“Questo operaio improvvisamente lavato dal disprezzo totale che gli è chiaramente espresso in tutte le modalità di organizzazione di sorveglianza della produzione, si ritrova ogni giorno al di fuori di essa trattato come una persona grande, con una cortesia premurosa, sotto il travestimento del consumatore”.
(Guy Debord)

“Se poi parliamo di bisogni è diverso, vedrò di spiegartelo bene: il lavoro debilita l’uomo.
È sempre ora di chiedere: ‘ma che ore sono?’
Ore straordinarie
per impiegati mai domi
niente come la noia sa uccidere i cromosomi.
(…)
Il valutatore deve comunicare al valutato la valutazione
oppure farsene una ragione e suicidarsi
chi sei? cosa vuoi? cosa valuti?
chi sei? cosa vuoi? cosa valuti? va bene lo ammetto: odio il capitalismo”
(Lo Stato Sociale)

“Sono milioni quelli che desiderano l’immortalità, e poi non sanno che fare la domenica pomeriggio se piove
(Susan Ertz)

La disgrazia di questo modo di organizzare l’economia e la società, il motivo vero e ultimo per cui va combattuto, è il suo attentare al tempo, alla quantità e alla qualità del nostro tempo. Quando ci si chiede se una cosa è di sinistra o di destra forse questo oggi può aiutare a dare la direzione. Il nostro tempo è occupato, domato, schizofrenico. A seconda delle età, della geografia e dei soldi varia repentinamente, spesso senza lasciare scampo.
Pensate al salto studio-lavoro. O al salto lavoro-pensione. Pensate a Marchionne: quanto tempo avrà per sé? Sarà felice?
Pare che tutto questo non importi.
Siamo macchine performanti di una frenesia che non ci riguarda, che non è finalizzata a qualcosa di veramente nostro (salvo rare eccezioni). Dobbiamo essere produttori performanti per essere consumatori performanti, e viceversa. Il nostro è un tempo libero vissuto da disadattati, impauriti da tutte le libertà potenziali e bisognosi di rinchiuderci in intrattenimenti che ci releghino nella passività a cui siamo soliti. Non sappiamo organizzare una giornata diversa, non sappiamo divertirci in modo personale e spesso non sappiamo sentire cos’è che davvero ci piace.

Questa è una crisi strutturale, che deve ancora mostrare il suo lato peggiore, per i molti mercati saturi, i debiti insostenibili e una crescita economica nulla. È possibile non ci sia nessuno che metta in discussione politicamente il paradigma che ci ha portato fin qui? Nessuno che per esempio tratti la questione dell’abbassamento delle ore lavorative (il famoso quanto deriso “lavorare meno, lavorare tutti”) come una delle possibili soluzioni? È possibile veder analizzare per filo e per segno quanto produciamo ma mai invece quanto e come spendiamo, e soprattutto perché spendiamo? Possiamo almeno immaginare delle sperimentazioni educative per dare ai ragazzi gli strumenti per non essere vittime del rincoglionimento del valore dei brand e ricomincino a consumare sulla base del valore fondato delle cose?
Sembra d’esser solo dei fricchettoni a fare questi discorsi, ma non credo ci s’abbia poi così tanto da perdere.

“Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va. Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro”
(Seneca)

Buon Primo Maggio!

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