Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro dell’astensionismo. Una cortina di ferro è discesa sul destino delle nostre genti. Il vecchio continente è nuovamente diviso, chi andrà a votare e chi no. Possibilmente con una frattura demodée fra destra e sinistra.
Le europee si avvicinano e in Spagna come in Italia regna la disinformazione. L’elettore è disorientato, non conosce i candidati, non sa quando si vota. Però qualcosa è certo, a farne le spese saranno di nuovo i socialisti.
Rajoy lo sa, il pugno dura paga. La partita si gioca di nuovo sul tema dell’aborto. Nonostante le manifestazioni di solidarietà ai filoabortisti iberici si facciano sentire in tutta Europa, il primo ministro non è disposto a cedere. Il PSOE promuove una mozione finalizzata al ritiro della ley Gallardòn chiedendo ai deputati popolari di votare come donne e non come politici. Il PP risponde unito contro il provvedimento, 183 voti contrari al cospetto di 151 favorevoli.
Il capogruppo dei popolari afferma “nessun diritto è inviolabile”. Si può, anzi si deve, fare un passo indietro. La legge è mutevole, oggi a me domani a te. Il suo partito accusa i deputati socialisti di soffrire di “avversione patologica agli uomini” e di “femminismo stantio”. Critiche di difficile comprensione e di dubbia efficacia, ma che dimostrano come Il tradizionalismo paghi, indipendentemente dall’epoca e dal colore politico. La storia lo dimostra.
L’astensionismo è anch’esso legato alla tradizione, di sinistra. A cento giorni dalle elezioni che chiameranno al voto 400 milioni di europei i partiti fanno i conti. Ci vuole una linea politica, un credo, un obiettivo comune. Il PP li ha trovati nell’unità linguistica, nella sacralità della vita, nel recupero del castellano, nella fiesta nacional, nel tradizionalismo schierato. Ha promosso il “pensiero forte” e l’intransigentismo a cavalli di battaglia. Il suo elettore ha le idee chiare, sa cosa non vuole, ma soprattutto sa cosa vuole.
Diversa è la situazione per l’elettore socialista. Sa di essere contro le proposte del governo Rajoy, si indigna di fronte a certi provvedimenti che lo riportano con la mente ad epoche buie per la Spagna. Va nelle piazze, grida allo scandalo, si vergogna del proprio paese. Ma saprà trovare quella coesione politica e quell’unità di pensiero necessarie per vincere alle europee?

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Venuto al mondo nell’anno della fine dei comunismi, sono sempre stato un curioso infaticabile e irreprensibile. Torinese per nascita, ho vissuto a Roma, a Bruxelles e in Lettonia. Al momento mi trovo in Argentina, dove lavoro all’università di Mendoza. Scrivo da quando ho sedici anni, non ne posso fare a meno. Per ora ho pubblicato diversi articoli, un breve saggio e un racconto, “Ovunque tu sia” è il mio primo romanzo.

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