Il Malpensante vi propone un’intervista ad uno dei suoi articolisti di più vecchia data, già autore del racconto Il Prete, scritto nel 2009 e pubblicato su questa rivista nel 2017.

Bernardo Bertenasco

Allora Bernardo come è nata l’idea di Ovunque Tu Sia?

Ho cominciato a scriverlo anni fa. Non ricordo come cominciai, ma so dalla data di salvataggio delle cartelle che era il 2014. Forse all’epoca, come oggi, ero affascinato dai paesi dell’est Europa e dal retaggio sovietico che li caratterizza.

Quindi hai pubblicato nel 2018 un libro scritto nel 2014?

No. Ho iniziato a scriverlo anni fa, poi l’ho mollato lì, dicendomi che magari un giorno, chissà, l’avrei ripreso in mano. La tesi prima, il lavoro e lo studio poi, mi hanno portato a posticipare. Proprio quando pensavo di aver completamente perso la possibilità di rimettermi a lavorare su un vecchio testo l’ho rivisto, riconsiderato e ampliato.

Perché la Polonia?

Come dicevo prima mi interessano le realtà post sovietiche. Al tempo andavo spesso in Polonia, a trovare un ottimo amico di Varsavia: ci sono stato sette volte. La storia e la cultura polacca mi attraevano naturalmente. La prima volta ci andai a 9 anni con Lidia, la mia babysitter, dalla quale ho tratto il nome della coprotagonista del romanzo.

Fascino per il mondo sovietico quindi?

Interesse per il modello comunista, per l’architettura che lascia in eredità, per gli abusi e i crimini, ma anche per le grandi aperture concrete che conferiva al mondo, prima di essere unificato sotto un pensiero unico privo di controparte ideologica. Ho vissuto 8 mesi in Lettonia, dove ho imparato molto sulla vita quotidiana prima della caduta del muro di Berlino, soprattutto grazie alla mia collega Vita. Da questa esperienza sono nati diversi reportages, tutti pubblicati su Cafébabel.

È questo il motivo per cui Ovunque Tu Sia, dopo la prima parte in Polonia, si sposta in Lettonia?

Volevo raccontare alcuni aspetti culturali, antropologici e sociologici dei paesi baltici. Non potevo non soffermarmi su alcune considerazioni di carattere politico relative alla “vita sovietica”, nella quale la religiosità e la libertà erano piuttosto limitate. Mi piaceva immaginare il mio viaggio, ma in un periodo storico diverso, con un protagonista che avesse qualcosa di me mischiato a caratteristiche immaginarie, immerso in un contesto sociopolitico differente che mi ha sempre interessato, nel quale ho vissuto e che ho studiato appassionatamente, arrivando a scrivere una tesi sullo sciamanesimo siberiano e a parlare russo discretamente. Poi c’è una grande parte intimista e psicologica che, in un’epoca dominata da gialli e noir, rappresenta praticamente un unicum. Oggi la confessione del protagonista narratore non ha più spazio: sepolta sotto l’imperativo della continua azione, l’azione riflessiva è diventata arcaica, desueta, superata in un mondo che va troppo veloce.

Sì, ma anche l’Argentina, non ti sembra di esagerare?

Forse sì, ma ora abito a Mendoza e non potevo fare a meno di parlare del “canto triste dell’America Latina”. Non so più se si tratta di un breve romanzo storico o se sia un lungo racconto di viaggi con spunti politici, filosofici ed esistenziali; forse sarebbe meglio parlare di un testo trasversale, privo di un genere letterario definito. L’idea era quella di attingere al mio patrimonio personale, alle mie esperienze nel mondo, per poter poi trattare temi universali quali la verità, la libertà, la coercizione e il male… Il filo che lega le tre storie, per altro caratterizzate da stili narrativi parzialmente diversi, è quello della fine di un mondo: quello di Mitterand, di Felipe González, degli “anni di piombo”, delle dittature in Latinoamérica e soprattutto dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Cosa dicono i primi feedback?

Qualcuno dice che avrei potuto potenziare l’aspetto storico politico del testo, altri che avrei fatto meglio a soffermarmi sulla vita interiore del protagonista, altri ancora che ci sono due o tre possibili trame da sviluppare per altrettanti libri… La cosa divertente è che penso sia tutto vero. Credo che curerò questi ed altri aspetti nei prossimi libri. Questo è solo un esordio.

Immagine in copertina di Alice Serafino

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