TFR, scatta la trattenuta obbligatoria: il datore ti dà solo quello che resta

Se il lavoratore si rifiuta di adempiere ai suoi doveri, il datore di lavoro può tenersi una parte del TFR: la sentenza.

Si può perdere il diritto alla Naspi, all’aumento, e persino finire in causa per essersi rifiutati di trasformare un contratto da part-time a full-time. Il dipendente, da sempre ricco di tutele per legge, ha anch’esso i suoi rischi in caso di controversie. Eppure il TFR è sempre sembrato un diritto inviolabile, qualunque sia il motivo del licenziamento. Ma l’ultima sentenza ha messo i puntini sulle i anche su questo aspetto, ricordandoci non solo che può essere pignorato in caso di debiti, ma anche che lo stesso datore di lavoro ha diritto a trattenerne una parte.

Elementi giuridici: bilancia e martello. Scritta "trattenuta su TFR"
TFR, scatta la trattenuta obbligatoria: il datore ti dà solo quello che resta – ilmalpensante.it

Si parla di metà stipendio decurtato dal fondo di fine trattamento e, sebbene questa situazione sia regolamentata da tempo, l’ultimo caso portato alla Corte di Cassazione l’ha riportata sotto i riflettori.

Sebbene possa sembrare una causa come tante, tocca un punto piuttosto diffuso, soprattutto nei casi di licenziamento con dispute tra le parti. Se prima i datori di lavoro chiudevano un occhio, questa sentenza potrebbe cambiare le regole del gioco per moltissimi rapporti di lavoro – e per gli importi finali del TFR.

Quando il TFR non è più intoccabile: cosa dice la sentenza

Succede più spesso di quanto si pensi: il rapporto di lavoro finisce male, magari con una lite, una fuga improvvisa o il rifiuto del dipendente di rispettare le regole del preavviso. E in questi casi, il datore non sempre lascia correre. Anzi, se il lavoratore si dimette senza dare il preavviso previsto dal contratto, o si rifiuta di adempiere a obblighi essenziali (come lavorare durante quel periodo), il datore ha il diritto di trattenere una parte del TFR a titolo di indennizzo.

Illustrazione mano titolare e dipendente che si passano del denaro
Quando il TFR non è più intoccabile: cosa dice la sentenza – ilmalpensante.it

A confermarlo è stata la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1581 del 19 gennaio 2023. I giudici hanno ribadito che l’indennità sostitutiva del preavviso – cioè la somma che il datore avrebbe dovuto corrispondere per quel periodo se fosse stato lui a interrompere il contratto – può invece essere compensata nel caso contrario: quando è il dipendente a non rispettare il preavviso, è quest’ultimo a dover “pagare” quella cifra. E se il lavoratore non la versa direttamente, il datore può trattenerla dal TFR maturato.

Per calcolare basta prendere il numero di giorni di preavviso non lavorato e lo si moltiplica per la retribuzione lorda giornaliera. In pratica, se il preavviso previsto era di 15 giorni e lo stipendio lordo era di 1.800€, la trattenuta può arrivare a 900€. Tutto assolutamente legale.

Un dettaglio spesso ignorato, ma che – soprattutto nei casi di rottura burrascosa – può lasciare il lavoratore con un TFR molto più magro del previsto, senza possibilità di replica.

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