Se sei un padre separato puoi tirare un sospiro di sollievo per le tue finanze: potresti non dover più pagare il mantenimento.
Quando una famiglia prima unita si avvia verso la procedura di separazione già non è facile a livello emotivo, ma l’aspetto burocratico è anche peggio. Bisogna stabilire chi va via e chi rimane nell’abitazione usata per convivere, e quando sono presenti figli ci sono decisioni da prendere che riguardano anche loro. In particolare per quanto riguarda l’aspetto economico.

Se i coniugi si separano e uno dei due non ha reddito spetta all’altro garantire ai figli e al coniuge una forma di assistenza materiale. Questa si traduce nell’assegno di mantenimento, da versare mensilmente dopo la separazione. L’ammontare di questo assegno varia in base al reddito del genitore separato oltre che al tempo che i figli trascorrono con lui.
Di conseguenza dato che i bambini rimangono in genere con la madre quasi sempre spetta ai padri dare un contributo maggiore. In seguito alla separazione però lo stile di vita di entrambi gli ex coniugi cambia, soprattutto per chi deve cambiare la propria residenza. Non sono rare le situazioni in cui per un padre assicurare l’assegno di mantenimento può diventare un’impresa.
Come tutelarsi da un mantenimento troppo alto
Dover dare ogni mese una somma che toglie una grossa fetta dello stipendio può rendere precarie le condizioni di una persona. A fare testo sulla questione, che in genere si giudica irreparabile, c’è una sentenza recente della Cassazione basata sull’articolo 337-ter del Codice Civile. Esso ribadisce come il contributo da dare debba sempre risultare proporzionato al reddito del genitore.

Il caso esaminato dalla Cassazione riguardava un padre separato il cui reddito si era abbassato a 1.400 euro mensili, senza che però variasse il mantenimento da versare. Poiché questo era rimasto a 600 euro non gli restava a disposizione denaro sufficiente per coprire le spese essenziali. Per di più la ex moglie risultava avere una situazione economica più stabile della sua.
Di fronte a tutto ciò e la Corte ha stabilito che l’assegno di mantenimento venisse calibrato una seconda volta, tenendo conto delle difficoltà insorte. Dare un contributo non può per legge mettere a rischio la sussistenza di un genitore. Qualora uno dei due si trovi in difficoltà quindi ha diritto a far valere presente la nuova situazione economica e versare una somma più bassa.