Nel 2026 si punta al taglio dell’Irpef per migliaia di pensionati: gli aumenti saranno automatici, senza bisogno di fare richiesta.
Per una volta, le notizie non arrivano col solito carico di dubbi e rinvii: questa volta l’aumento prende forma. Dopo mesi di promesse, tabelle ipotetiche e riforme che sembravano sempre a metà, si parla finalmente di cifre concrete – e soprattutto di soldi in più sul cedolino. Certo, manca ancora la conferma ufficiale, ma secondo le ultime indiscrezioni riportate da Il Messaggero, qualcosa è pronto a cambiare. O meglio: a valorizzare pensionati che da anni si ritrovano schiacciatati sotto il peso delle tasse.

In ballo, come sempre, c’è l’Irpef. Quella parola che torna ciclicamente nei dibattiti, ma che pochi sanno davvero tradurre in effetti pratici. Semplificando: sono tasse. E le modifiche agli scaglioni degli ultimi anni hanno inciso parecchio sul netto mensile. Ora però, con un nuovo ritocco in vista – già sul tavolo del governo – si parla di aumenti che vanno da 240€ a 640€ l’anno, in base al reddito dichiarato. La decisione non è ancora definitiva, ma è in fase avanzata. E salvo sorprese, entro il 2026 diventerà realtà.
Aumento pensionati, chi prenderà di più e quanto: i calcoli
Non sarà un miracolo, ma per molti pensionati sarà comunque una piccola boccata d’ossigeno. Il taglio dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% dovrebbe riguardare chi ha un reddito lordo tra i 28.000€ e i 60.000€ annui. La cosa positiva è che non servirà presentare domanda: se confermata, la misura sarà automatica e visibile direttamente sul cedolino, senza fare nulla.

Ma a quanto ammonterà, concretamente, l’incremento? Secondo le stime più accreditate:
- con 60.000€ lordi annui, l’aumento netto sarà di circa 640€ all’anno, cioè 53€ al mese;
- con 50.000€, il beneficio stimato è di 440 € all’anno, ovvero 36€ al mese;
- con 40.000€, si scende a 240 € annui, pari a 20 € al mese.
Niente rivoluzioni, insomma. Ma abbastanza per notare una differenza, specie per chi – con pensioni medio-alte – si è sempre ritrovato a pagare più del dovuto rispetto al proprio potere d’acquisto reale. E che, nel tempo, ha visto gli aumenti della vita quotidiana correre più in fretta del cedolino.
Chi resta escluso? Tutti coloro che hanno meno di 28.000€ lordi l’anno, ovvero gran parte dei pensionati italiani. In quel caso, l’aliquota è già fissata al 23% e quindi non subirà modifiche.
Il vero nodo, a questo punto, è quando arriverà l’ufficialità. Ma se i tempi verranno rispettati, l’aumento scatterà dal 1° gennaio 2026, senza ritardi né retroattività. Un piccolo passo, certo, ma che – sommato al resto – potrebbe far sentire meno penalizzati quella fetta che è stata più penalizzata nel sistema di calcolo.