La storia di Paolo è l’esempio lampante di come esistano strade più vantaggiose della rottamazione per chi non ha possibilità di pagare rate alte.
Avere un debito con l’Agenzia delle Entrate, si sa, non è mai conveniente. C’è chi si consola pensando che “tanto, non avendo beni, non c’è alcun rischio”. E invece no: i rischi ci sono e non sono affatto leggeri. Si parte dal pignoramento del quinto dello stipendio fino alla chiusura di molteplici porte sul fronte del credito. Basta voler richiedere un finanziamento, magari per saldare un debito o accendere un semplice mutuo, e ritrovarsi con la propria posizione fiscale precaria che azzera ogni possibilità di ottenere un prestito, di qualsiasi entità.

E non parliamo di chi ‘non vuole pagare’, ma di chi davvero non può. Il non volere è un limite grande, ma non quanto non avere le possibilità economiche per sostenere una rateizzazione standard. È proprio per questi casi che esiste un sistema sempre più utilizzato ma ancora poco conosciuto. Ed è grazie a questo sistema che Paolo è riuscito a ripulirsi la fedina fiscale con una rata mensile praticamente irrisoria. Il suo caso è la perfetta fotografia dell’italiano medio con problemi pregressi col Fisco.
Come Paolo è passato da 20.000€ di debito a una rata simbolica
Per anni Paolo aveva ignorato le lettere dell’Agenzia delle Entrate, convinto che rateizzare fosse inutile: con un debito di 20.000€ e uno stipendio di 1.200€ al mese, anche il piano standard in 72 rate avrebbe significato oltre 270€ mensili, una cifra ingestibile per chi vive già al centesimo. Senza un accordo, il destino sarebbe stato il pignoramento del quinto dello stipendio: nel suo caso, 240€ al mese, con tutte le conseguenze di un pignoramento attivo.

Poi ha scoperto l’accordo speciale per ISEE basso, una procedura poco conosciuta ma decisiva. Funziona così: si presenta la domanda di rateizzazione direttamente sul portale dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, allegando il modello ISEE aggiornato e i documenti sul reddito. L’ente valuta la reale capacità di pagamento e può estendere la durata fino a 120 rate, abbassando così l’importo mensile a una cifra sostenibile. Nel caso di Paolo, con un ISEE di poco sopra i 10.000€, la rata è scesa a circa 50€ al mese, da versare per oltre 16 anni.
Il vantaggio non è solo economico. Una volta accettato il piano e pagate le prime rate, il debito viene considerato ‘in regolarizzazione’, quindi spariscono i blocchi più pesanti come il fermo amministrativo o il pignoramento. Inoltre, la posizione fiscale viene vista come ‘non più inadempiente’ nelle banche dati: questo può riaprire la possibilità di richiedere mutui o finanziamenti. Non è garanzia automatica – ogni banca valuta a modo suo – ma con un piano attivo e rispettato, il rischio di un rifiuto drastico diminuisce sensibilmente.