Manutenzione vietata negli edifici abusivi: cosa succede se anche solo rifare le scale diventa un illecito
Una manutenzione vietata negli edifici abusivi rischia di cambiare radicalmente le regole sui lavori di manutenzione in migliaia di edifici in Italia. Con la decisione n. 630 del 25 giugno 2025, il Tribunale di Paola ha annullato una delibera condominiale – approvata all’unanimità – per la ristrutturazione di una scala, perché l’edificio risultava abusivo. La sentenza ribadisce un principio durissimo: non si possono approvare lavori, nemmeno ordinari, su immobili con gravi difformità edilizie. Anche se tutti i condòmini sono d’accordo.

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In concreto, ogni intervento su un immobile non in regola diventa automaticamente illegittimo, poiché rappresenta la prosecuzione di un’attività edilizia abusiva. Nessuna assemblea, nemmeno con il 100% dei consensi, può sanare ciò che la legge considera illecito. Le norme urbanistiche sono norme di ordine pubblico: prevalgono sempre sugli accordi privati.
La decisione, quindi, non riguarda solo un singolo condominio, ma pone un precedente potenzialmente esplosivo.
Inoltre, solleva dubbi pesanti sulla possibilità stessa di fare manutenzione in sicurezza, anche in presenza di strutture pericolanti o impianti obsoleti.
Una rigidità interpretativa che, se replicata in altri tribunali, rischia di bloccare interventi urgenti, creando un effetto domino su tutto il patrimonio edilizio italiano.
Manutenzione vietata per legge? Ecco cosa dice la sentenza
Secondo questo principio della manutenzione vietata negli edifici abusivi, non importa quanto urgente o necessario sia l’intervento: se l’edificio presenta abusi, il lavoro deliberato è nullo. Si crea così un paradosso pericoloso: tetti che perdono, impianti obsoleti, cornicioni pericolanti potrebbero non essere sistemabili legalmente.

- Rischio di crolli o danni a persone e cose
- Impossibilità di mettere in sicurezza l’edificio
- Aumento della conflittualità tra condòmini
- Responsabilità legale per amministratori e tecnici
La responsabilità dell’amministratore diventa enorme: prima di proporre qualunque intervento, anche minimo, è costretto a verificare la piena regolarità urbanistica dell’immobile. Deve quindi raccogliere e analizzare tutta la documentazione edilizia, dai permessi originari agli eventuali condoni. In caso contrario, potrebbe essere accusato di negligenza oppure complicità in un illecito .La questione della manutenzione vietata negli edifici abusivi ha valore giuridico solo per il caso specifico deciso a Paola, ma applica principi già espressi dalla Cassazione.
È quindi altamente probabile che venga seguita da altri tribunali. Si tratta di un vero e proprio campanello d’allarme per l’intero patrimonio edilizio italiano, dove non sono rari i casi di costruzioni con piccole o grandi difformità rispetto ai progetti originari. La vicenda calabrese impone una riflessione: l’abusivismo, anche se vecchio di decenni, non scompare da solo. E può bloccare ogni tentativo di manutenzione. La realtà della manutenzione vietata negli edifici abusivi costringe tutti – amministratori, tecnici e proprietari – a confrontarsi con la legalità prima ancora di immaginare interventi futuri.