Matteo Salvini lancia una proposta volta ad annullare il ritiro della patente a seguito di un droga test positivo: una soluzione, ma non per tutti.
Sono passati quasi 8 mesi da quando il nuovo Codice della Strada è entrato ufficialmente in vigore. Quasi un anno in cui, sulle sue modifiche, ne sono state dette di ogni. C’è chi sostiene che misure come l’inasprimento delle sanzioni siano giuste, altri che le cifre siano eccessive. Gravi conseguenze anche per chi utilizza il cellulare alla guida o schiaccia troppo l’acceleratore. Ma per ciò che concerne l’alcol test e il droga test? Qui la questione si è decisamente incrinata.

Dalla legge è stata tolta una semplice frase, quella che ha cambiato le regole del gioco. Se dapprima i test venivano eseguiti solo in caso di evidente alterazione psicofisica, ora questo dettaglio non c’è più. Qualora le forze dell’ordine lo ritengano necessario, può essere effettuato il test. Una condizione, questa, che può sembrare irrilevante per molti, ma che per altri comporta effetti collaterali importanti, specialmente se si fa uso di cannabis.
La tessera digitale che salva dal droga test alla guida
Visto e considerato il clamore mediatico scoppiato con la modifica del Codice della Strada, in questi mesi i ministeri dell’Interno e della Salute hanno chiarito con una circolare che: la sanzione si applica solo se la sostanza produce ancora effetti durante la guida; va dimostrata una correlazione temporale stretta tra l’assunzione e il momento della guida; solo sangue e saliva sono matrici valide – le urine non sono più accettate per il reato stradale, perché non indicano alterazione in atto.

Si effettua dunque un test rapido su saliva – se positivo o in presenza di sospetti, si passa al secondo livello. Il problema? Non importa se si utilizzano queste sostanze a scopo terapeutico. Vi è comunque il ritiro immediato della patente, con sospensione fino a 10 giorni in attesa del referto.
Una tessera digitale per evitare il ritiro della patente a chi è in cura con cannabinoidi o oppioidi. È questa l’idea sul tavolo di Salvini, ma la soluzione divide. Da un lato c’è chi la considera una tutela per i pazienti che, pur seguendo una terapia legale, risultano sempre positivi ai test.
Dall’altro, c’è chi vede un rischio enorme per la privacy: davvero serve un QR code per dire che non si è tossicodipendenti? E soprattutto: chi potrà accedere a questi dati? Il ministero? Le forze dell’ordine? O chiunque allunghi l’occhio sulla patente? Da una parte sarebbe meglio girare con il certificato del medico sempre in tasca.
Insomma, l’idea di base c’è, ma ora non resta che attendere un affinamento che non metta necessariamente d’accordo tutti, ma almeno restituisca un minimo di certezza a chi, ogni giorno, si ritrova in bilico tra legalità e sospetto.