Dal 2022 l’assegno unico universale è uno strumento decisivo per le famiglie italiane ed è uno strumento che resta attivo anche in caso di divorzio dei coniugi
Dal primo di marzo del 2022 gli italiani si sono trovati alle prese con una riforma decisiva. La riforma principale dello Stato sociale, la riforma più impattante degli ultimi trenta anni. Parliamo, nello specifico, dell’introduzione dell’AUU, acronimo di Assegno Unico Universale. Assegno che ha sostituito i vecchi assegni familiari versati direttamente in busta paga, più una serie di strumenti “minori”.

La particolarità, positiva, dell’Assegno Unico Universale è che da subito è appannaggio non solo di chi ha uno stipendio ma anche di chi svolge lavori autonomi o con Partita IVA. Una riforma decisiva, quindi, che ormai da tre anni sostiene le famiglie italiane con figli. E lo fa in un momento in cui le crisi economiche si susseguono e mentre il potere di acquisto cala inesorabilmente.
Assegno unico: i casi in cui può aumentare e quelli in cui è vietato
L’assegno unico universale viene erogato direttamente dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, l’INPS e viene calcolato sulla base dell’ISEE, l’Indicatore Socio Economico Equivalente del nucleo familiare residente ed è attivo per i figli fino ai 21 anni di età. Ma che cosa succede se la base del patto matrimoniale, i due coniugi, si separano?

Qui la norma diventa complessa ma è chiara da subito. Ovvero da quando l’INPS ha emesso la circolare numero 23 del 2022. Una circolare che spiega, nel dettaglio, cosa fare nel momento in cui interviene, il doloroso e sempre ricco di cascami emotivi, economici e giuridici, divorzio.
Nella circolare l’INPS informa i contribuenti che l’assegno unico universale non è vietato ai divorziati. Anzi. Resta attivo ma viene calcolato sulla base della residenza del nucleo familiare dove viene affidato il bambino (al 50% nel caso di affido condiviso). Per meglio capire la questione basti pensare che il coniuge a cui non viene affidato il figlio deve il primo possibile cambiare residenza.
Il motivo è evitare il cumulo dei redditi e quindi l’emissione di un ISEE maggiore. L’assegno unico universale, infatti, tanto è più quanto è più basso l’ISEE. Non fare il cambio di residenza fa perdere al figlio una cifra media di 175 euro al mese