Dio è morto da un pezzo, l’arte pure, così verrebbe da pensare nell’era, la nostra, in cui la deriva del ‘pop’ e i processi di commercializzazione smodata hanno travolto il mondo dell’arte e non solo.
In realtà non è morto proprio nessuno, la questione è relativa al punto di vista che si assume nei confronti del fenomeno, a un occhio attento non potranno infatti sfuggire dei validi contributi che pur esistono in un marasma di produzione, in un caos di ideologie (ammesso che ancora ne esistano) e poetiche.
Giovani artisti italiani spesso lontani dai canali di diffusione mainstream ci offrono una nuova chiave di lettura della realtà attraverso opere degne di attenzione, ancora non sappiamo quanto grandi siano ma sarà il tempo a dircelo.

Tra i tanti spicca la giovane artista Silvia Mei (Cagliari, 1985), diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, vincitrice del Premio ArtGallery (Milano 2013), del Premio Michetti (Francavilla al Mare 2013) e del Premio O.R.A,  (Underdogstudio, Modena 2011); finalista in numerosi concorsi tra cui il Premio Celeste (Roma 2012, secondo premio), il Premio Italian Factory (First Gallery, Roma 2010) e il Premio Nazionale delle Arti 2008-2009 (Galleria d’Arte Contemporanea “Le ciminiere”, Catania 2009) a dispetto dell’età ha esposto per una lunga serie di mostre collettive e personali tra Sardegna, Italia e Francia.
Silvia vive e lavora a Milano, le sue opere sono oggi in esposizione presso la galleria Spazio Aquadro di Roma nella mostra curata da Enzo Cannaviello, la stessa mostra intitolata Nuova Pittura Italiana sarà inaugurata nei prossimi giorni a Torino, Genova e Benevento. A partire dal 17 ottobre esporrà a New York presso la Gallery Molly Krom con una personale intitolata Singing hair ed in contemporanea a Milano per la collettiva Last Young, Under 35 in Italia.

Vediamo ora più da vicino il suo lavoro. L’interesse per la pittura nasce in lei fin dall’infanzia e matura nel corso degli studi artistici, seguendo un’evoluzione di cui oggi possiamo vedere i primi e consistenti risultati.
La ricerca della pittrice si concentra attualmente sul tema della natura, declinato secondo un suo personalissimo stile in cui differenti stili e tecniche, tinte a volte tenui altre volte elettriche convergono in una sorta di naturalismo introspettivo.
L’ultima serie di opere è costituita da dipinti realizzati grazie a innesti di pittura e disegno su grandi fogli bianchi (lunghi fino a otto metri) in cui segni e pennellate creano delle figure antropomorfe inserite in uno scenario naturale.
Lo spazio in cui sono immerse le figure rappresenta l’emblema di un mondo non più ideale ma che va oltre il reale, un mondo non più incontaminato ma decontaminato in cui le forme di vita presenti, dai vegetali agli esseri umani, spesso colti nelle loro deformità, convivono con pari dignità e nel rispetto reciproco. Si tratta di un ritorno a una natura mitica e a una condizione primigenia, un ritorno allo stato di natura che viene qui rivisitato nei termini del presente secondo un gusto tutto postmoderno di rielaborare il passato spogliandolo della sua idealistica perfezione.
Pensieri e paure, angosce e sentimenti, così come l’elemento del possibile, di altri mondi possibili, vanno a ricreare sui lunghi fogli una realtà pittorica che nella sua naturalità si fa surreale.
Tale realtà si scioglie in natura, perde le forme del consueto per mostrare il lato profondo, spesso celato e deforme del vissuto.
Una struggente vitalità abita i dipinti, imbalsamata in forme plastiche e in segni netti, un tocco naïf che affonda nella più intima sfera dell’umano riportando in superficie l’aspetto brutale, deforme e animale che essa comporta, restituendoci una realtà difratta ma ricomposta in un’armonia di natura consapevole delle proprie imperfezioni. É nei dipinti che si realizza l’agognata unione, il ricongiungimento alla natura, in un attimo stilizzato denso di suggestioni.

Silvia Mei, Lacrima rossa, tecnica mista su carta, 148×150, 2013

L’opera Nel mio cuore terra (2012) esemplifica al meglio lo stretto rapporto che lega l’uomo alla natura. Il dipinto su carta raffigura una donna adulta ma dai tratti infantili che porta al cuore una manciata di terra: accanto alla donna compaiono delle figure di animali-uomini a ristabilire l’unione primitiva tra gli esseri in un’atmosfera intrisa di devozione nei confronti del creato e nella celebrazione della bellezza del decadimento.
Una rappresentazione del difficile legame che lega ogni singolo essere alla propria terra madre, un richiamo alla terra natia, la Sardegna, ma anche a tutte le terre lontane (anche solo nella mente) abbandonate e devastate.
Potremmo dire che Silvia Mei ripropone in chiave ‘ipermoderna’ un primitivismo pittorico che riesce a unire accenti punk a echi naïf e ci prende per mano in un viaggio verso un passato dal sapore ancestrale, alla riscoperta di un nuovo stato di natura.
Non resta che vedere dove ci porterà!

Silvia Mei, Nel mio cuore terra, tecnica mista su carta, 150cm x230cm, 2012

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