Il calendario non si ferma, e anche quest’anno abbiamo celebrato tutti, in molti Paesi del mondo, il primo maggio, l’omaggio al lavoro. Credo sia stata una festa più grigia per tutti, agrodolce, in un clima di crisi dove tra i vari problemi l’assenza di occupazione ha il peso maggiore. Per molti in questo momento celebrare questa ricorrenza, più che un fatto di tradizione sarebbe un desiderio, da gridare a squarciagola.

Il 29 aprile sono state pubblicate nuovamente le cifre dei disoccupati in Spagna, pari a 6.202.700. Con questi numeri sono stati in pochi a godersi questa storica festa. 
Durante la giornata di ieri, nel paese sui social network si potevano leggere quelle che erano più simili a condoglianze (un paese che celebra questa ricorrenza con un tasso di disoccupazione al 27%) che a esclamazioni di gioia per un giorno di riposo e di festa. Su twitter non è mancata l’ironia in ogni forma, con la quale, disoccupati e non, cercavano di affrontare il dramma spagnolo con umorismo. I politici spagnoli si manifestano contraddittori, affermando a volte che l’incremento dell’occupazione avverrà dal 2014, altre che non saranno visibili miglioramenti fino al 2019.

Intanto il calcio rende la vita meno negativa, illudendo tutti con l’idea di approdare alla “terra promessa”. Mentre molti imprecano “in silenzio” contro il governo e le cifre della disoccupazione, nelle vicinanze del Santiago Bernabeu si riversavano tifosi bianchi che credevano nel 3-0. C’è chi critica questa pratica spagnola del godersi lo sport, di scatenarsi per la propria squadra mentre il Paese agonizza, altri invece difendono la cosa, affermando che abbiamo bisogno di qualcosa per cui sentire brividi, emozionarci e, in definitiva, per cui vivere.

E mentre l’Europa guarda alla Germania e alla Merkel, la Spagna… la Spagna aspetta già il prossimo mondiale.

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