Se anche quest’estate presentare la richiesta per le ferie ti è sembrata una sfida forse è colpa della “shaming vacation”. L’hai mai sentita?
C”è chi già all’inizio dell’anno inizia a fare progetti per viaggi e vacanze nei mesi estive e chi arriva a procrastinare all’ultimo questo momento. Ma al di là di come si preferisce organizzarsi è inutile stilare programmi e itinerari se non si è sicuri di poter prendere ferie dal lavoro. E qui si tocca un tasto dolente, tra chi si assicura le settimane migliori e chi deve aspettare fino alla fine dell’estate.
In mezzo ai colleghi che cercano di accordarsi per avere le giornate più comode per le vacanze c’è chi invece sembra nascondersi. Quando gli viene chiesto quando pensa di chiedere ferie cambia argomento, accetta di aspettare e alla fine le vacanze le salta del tutto. A prima vista può sembrare una profonda dedizione al lavoro, ma la realtà è ben diversa analizzandola bene.
Ormai da anni negli uffici e nelle aziende si è osservato un fenomeno chiamato ‘shaming vacation’. La sua particolarità è che sembra essere molto diffuso tra i lavoratori più giovani, che hanno un’occupazione fissa da poco tempo. Non si tratta di un aspetto da sottovalutare perché può avere un impatto profondo sulla salute mentale del personale che ne soffre.
Tradotta letteralmente l’espressione ‘shaming vacation’ significa grosso modo ‘vergogna da ferie’. Sarebbe più corretto però parlare di ansia, paura di presentare la richiesta al datore di lavoro. Si tratta di una cosa a cui si ha diritto, eppure per molti rimane la sensazione di fare qualcosa di sbagliato. Così si rimanda il più possibile fino a lasciar perdere del tutto.
I motivi per cui molti giovani si sentono così sono diversi, a partire dalla paura di fare una cattiva impressione sul proprio responsabile. Molte aziende insistono sull’importanza della dedizione al lavoro al punto che evitare gli straordinari o chiedere anche solo un giorno di ferie pare uno sgarbo. Entrare in questa mentalità è pericoloso, perché porta a un forte stress.
In altri casi a scatenare l’ansia invece è il giudizio dei colleghi, che si fanno carico di maggior lavoro quando una persona si assenta. Quando non c’è un buon clima è facile temere di ritrovarsi esclusi e sacrificarsi piuttosto di rischiare di diventare un bersaglio. Per non parlare dell’ansia di trovare un carico di lavoro accumulato al momento del rientro.
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