Una serata d’eccezione per gli amanti del rock’n’roll sperimentale quella di martedì al Circolo Magnolia di Segrate Milano, con i californiani Wooden Shjips (nella Penisola per un tour di quattro date a Milano, Roma, Ravenna e Torino) come main act, preceduti da uno dei fiori all’occhiello della nostrana scena rock indipendente, i milanesi Fuzz Orchestra, con all’attivo tre album, il più recente dei quali, Morire per la Patria, uscito a dicembre 2012 su Fromscratch Records ed attualmente in tour in Italia (LINK alle date). Ma a condurre i vascelli in mare aperto e a prepararli per la tempesta ed il lungo viaggio a seguire, è stato il dj set del romano Mai Mai Mai, all’esordio con Theta, uscito il 2 novembre scorso su Boring Machines. A volto coperto, sapientemente maneggiando synth, campionatori, nastri e quant’altro Mai Mai Mai crea uno spazio onirico ed allucinatorio, trasportando la mente dell’ascoltatore sull’onda di un flusso di suoni che si stratificano, ora in conflitto, ora complementari, o che sembrano sbocciare con impellente necessità l’uno dall’altro. Suoni freddi, ritmiche dilatate e atmosfera poco rassicurante, come ogni lungo viaggio, anche questo, all’inizio incute un po’ di timore.

Dopo un breve cambio palco è la volta del heavy rock trio composto da Luca Ciffo (chitarra), Fabio Ferrario, detto Fie’ (noisepiano) e Paolo Mongardi (batteria). Come di consueto anche questa vota la Fuzz Orchestra ha investito il pubblico del Magnolia con la compatta virulenza di un sound, il suo, fatto di riff e pattern di batteria succosi e suonati pesanti, su cui si innestano, con l’effetto straniante che ne costituisce un po’ il marchio di fabbrica, oltre ad effetti noise, samples estratti da vecchi vinili, film e documentari. Sentirli suonare è un piacere della mente e del corpo: precisi, eleganti, arrabbiati, remano tutti nella medesima direzione con ferocia e perseveranza attraverso il mare burrascoso di La Proprietà, Svegliati e Uccidi, Viene il Vento, Morire per la Patria, Il Terrorista e Marmo Rosso Sangue, portandoci in salvo fuori dalla tempesta nelle acque “tranquille” sulle quali veleggeremo in compagnia dei Wooden Shjips. Catarsi collettiva.

Guidati dal barbutissimo Erik “Ripley” Johnson alla chitarra, eccoli i quattro di San Francisco con il loro carico di rock e psichedelia. Salvo un problemino iniziale al microfono, presto risolto, il set dei Wooden Shjips scivola agile come sull’olio e il pubblico apprezza, lasciandosi trasportare (come se fosse possibile non farlo) dalla sezione ritmica semplice, ma circolare e ipnotica, cui si aggiungono le atmosfere psichedeliche dettate dall’organetto di Nash Whalen e dai solo di chitarra di “Ripley” Johnson. Other Stars, Ghouls, Servants, occhi chiusi e via che si va. C’è una strana atmosfera, tutto si muove come fosse un unico organismo, viaggiamo insieme verso chi sa dove ed è tutto così giusto, inevitabile, necessario, nella pozione dei Wooden Shjips non c’è ingrediente di troppo o fuori posto, ma un equilibrio labile e leggero. Anche il sopraggiaungere di tanto in tanto di pezzi più spinti, su giri più dichiaratamente blues, come In the Roses o Ruins (una bomba dal vivo), entrambi tratti dal nuovo album Back To Land (2013, Thrill Jockey), o Lazy Bones dal secondo album West (2011, Thrill Jockey), non spezza la magia anzi ne aggiunge di nuova, se possibile. Qualche pietra miliare della produzione dei Nostri, tipo Black Smoke Rise (fra i più apprezzati nel corso della serata), Flight e Contact, fa il resto in una serata, in cui la musica si riconferma come la migliore fra le sostanze psicotrope, se non altro l’unica priva di controindicazioni.

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