La nostra linea è già stata espressa in occasioni precedenti, e il manifesto è il frutto di dibattiti intrapresi nel corso dell’attività del gruppo che lavora intorno alla rivista Il Malpensante. Come in ogni ricerca i decaloghi che elencavano idee e intenti non sono un approdo definitivo. Oggi sentiamo l’esigenza di ridiscutere e di trasformare le vecchie formule in una linea di lavoro più ampia ed articolata, capace di fare da scheletro alle attività e di rappresentare al meglio gli intenti che delineano il nostro procedere. Sentiamo l’esigenza di definire lo spirito delle proposte che con più decisione e precisione intendiamo avanzare.
Fino ad oggi abbiamo pensato a La Voce, a Campo di Marte, al Bauhaus, ai gruppi di avanguardia del novecento che ci hanno ispirati con la loro “presa di posizione”, con il loro cambio di prospettiva, e di questa ispirazione rimane lo spirito e la volontà di procedere in direzioni nuove rispetto a quelle spesso offerte dalla cultura contemporanea. Il disagio che ci ha spinti a muoverci in un primo momento è quello che può nascere in uno spazio stretto e limitato, e ne è scaturito il bisogno di una cultura di maggiore sincerità. Cosa vuole esprimere questa parola “sincerità” che la cultura contemporanea non può esprimere? In primo luogo ciò che ci preme è ribadire la differenza che esiste tra ricerca e intrattenimento, che trovano corrispondenza rispettivamente nei luoghi dell’argomentazione e della retorica. Da questa distinzione profonda nasce un diverso modo di agire: dal predominio della forma si distacca la prevalenza del contenuto, che diviene punto di partenza e dalla quale può certo evolversi, ma successivamente, la ricerca di una forma. L’intrattenimento è propriamente una ricerca delle forme, atta a occupare i sensi, ai quali si rivolge in modo privilegiato con forme sempre rinnovate, la ricerca vuole rivolgersi invece alla ragione, ma non con una logica arbitraria, ma tramite una continua argomentazione che dirige ogni passo, ogni nuovo spostamento. Si può ricercare nel dominio della forma e si può intrattenere nella ricerca di significato, ma la distinzione è sostanziale: la forma è ripiegata solo su se stessa, nella ragione invece i registri sono molteplici e potenzialmente infiniti per applicabilità. Necessariamente una linea di questo tipo prevede un’operazione primaria e necessaria, un punto di partenza indispensabile: la riscoperta della parola, come portatrice di significato e di corrispondenze nella mente dell’uomo. Nel contempo altrettanto naturalmente una cultura della ragione si rivolge e si ispira a ciò che per costituzione è cultura, essendo questa propriamente dell’uomo: all’uomo stesso, ai suoi luoghi, alle sue attività, dai quali discendono tutti gli ambiti che costruiscono l’impianto della cultura, ovvero la storia, la letteratura, l’arte, la scienza, la filosofia, l’architettura e tutto ciò che l’uomo svolge nel tempo e nello spazio. Ne consegue il considerare sempre chiaramente che l’azione nello spazio e nel tempo formano l’attività umana, e l’attività umana si distingue in forma e contenuto dove il protagonista – vettore resta l’uomo. Paragonare l’attività umana a qualsiasi evento fisico naturale richiede una scientificità dell’analisi degli eventi. Con queste premesse non è possibile non operare riportando al centro l’uomo.
In questa direzione non è previsto considerare il materiale culturale in base alla vendibilità, il mercato avanza le sue proposte autonomamente, Il Malpensante è invece il luogo del rapporto vivo con la realtà, ma di un rapporto metodico e ricco dell’esperienza scientifica: ciò che si muove dal dubbio e fa esperienza verso il suo scioglimento attraverso l’uso delle fonti e dell’argomentazione, e che in ultima istanza proponga. Un fine positivo dunque, e un percorso dove il punto di arrivo sia provvisorio in vista di nuovi dubbi, nuove prove e argomentazioni. Il mondo contemporaneo lascia larghi spazi alla retorica, lo spirito pubblicitario invade molti ambiti, da questa osservazione nasce la volontà di un luogo in cui riorganizzare i significati e in cui l’affermare non è mai imporre o un dire arbitrario.
Non possiamo dire che oggi non esista nulla di valido, poiché mentiremmo. Nelle università, tra gli accademici o tra i ricercatori, esiste un’attività continua ma che non oltrepassa i confini di queste strutture. È anche a loro che ci rivolgiamo, al loro supporto e alla loro attività, e sarà nostro obiettivo portare il materiale accademico al grande pubblico. Esiste poi un numero ampio di abili autori che non riescono a partecipare all’attività culturale, e sarà nostro compito includerli nel progetto di un luogo della cultura realmente vivo, capace di radunare ciò che è animato da uno spirito di scoperta, poiché un progetto con questi intenti non può che avere alla base la partecipazione e la collaborazione.
Nel nostro lavoro cercheremo di mettere l’Italia a contatto col mondo e con se stessa, alla scoperta di ciò che può arricchire la vita dell’uomo.
In sintesi: questioni, analisi, proposte, animeranno le nostre pagine e Il Malpensante è da considerasi non un giornale ma un luogo, dove tutto ciò si incontra, prende vita, e riparte verso il mondo esterno.

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